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La mente dietro la fame - Recensione di State Of Mind, il giornale delle scienze psicologiche

La mente dietro la fame approfondisce il fenomeno della fame emotiva e proprone spunti per intervenire su comportamenti alimentari potenzialmente dannosi

La mente dietro la fame si pone l’obiettivo di favorire la consapevolezza dei meccanismi che determinano l’insorgere della fame emotiva, promuovendo, in chi si sente in lotta col cibo, l’acquisizione di uno stile di vita più sano, fondato su di un reale benessere psico-fisico.


Quante volte ci capita di mangiare più del necessario non perché abbiamo reale necessità di nutrirci, ma per placare uno stato di disagio? Non si tratta di fame fisica, ma di fame emotiva. Tra l’alimentazione e la psiche ci sono dei legami profondi e complessi.

La psicologa Stefania Rossi approfondisce, nel suo testo La mente dietro la fame, le dinamiche alla base della fame emotiva, proponendo degli spunti utili a comprendere e ad intervenire in modo efficace su tutti quei comportamenti alimentari che, se attuati costantemente, si rivelano dannosi per la nostra salute.

Può succedere di ricorrere al cibo non solo quando avvertiamo del malessere, ma anche come ricompensa per festeggiare qualcosa di positivo, perché spesso, fin da bambini, i cibi piacevoli al palato vengono offerti come premio. Il cibo, inoltre, rappresenta, a livello culturale, un veicolo di emozioni, associato ad occasioni sociali e a momenti di ritrovo e di condivisione familiare.

Noi siamo tutti, quindi, portati ad usare il cibo per regolare le emozioni, prediligendo, di frequente, l’assunzione di confort food, i cibi di conforto ad alto contenuto calorico (dolci, stuzzichini, etc.). È normale che ciò accada, di tanto in tanto, perché il cibo ha una componente edonistica: non è fonte solo di nutrimento, ma anche di piacere, per la vista e per il palato. Il problema si crea nel momento in cui ricorrere al cibo per ‘aggiustare’ l’umore diventa un comportamento ricorrente che sfocia nell’automatismo.

Il libro si pone l’obiettivo di favorire la consapevolezza dei meccanismi che determinano l’insorgere della fame emotiva, promuovendo, in chi si sente in lotta col cibo, l’acquisizione di uno stile di vita più sano, fondato su di un reale benessere psico-fisico.

Spesso chi mangia più del dovuto è in preda a costanti sensi di colpa e la difficoltà a rispettare la dieta determina un abbassamento del senso di autostima. La persona, inoltre, crede di non possedere sufficiente forza di volontà; pensare che sia solo una questione di forza di volontà è, al contrario, molto riduttivo.

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Non possiamo ricondurre tutto al dovere, come se avere uno stile alimentare sano coincida con un regime alimentare restrittivo, che ci priva di tutte le cose che ci piacciono e che rappresenta un’imposizione che viene dall’esterno, per ‘il nostro bene’. Se interpretiamo la dieta in questo modo è naturale che sorga in noi un senso di ribellione, perché ci sembra di dover ignorare i nostri bisogni più naturali e autentici.


La strada descritta nel testo La mente dietro la fame non potrebbe essere più diversa; ci viene proposto di metterci in paziente ascolto delle nostre emozioni positive e negative, identificando e accogliendo i nostri stati d’animo, anche quelli più scomodi. In questo modo potremo trovare, tutte le volte che sentiamo l’impulso di ricorrere al cibo come antistress e regolatore dell’umore, delle soluzioni alternative, più in linea con il nostro benessere.

Questo comporta un impegno, ma non si tratta di sottostare a degli obblighi alimentari ‘perché è giusto’, bensì di scegliere, in piena consapevolezza e libertà, dei modi più adatti per soddisfare i nostri bisogni, partendo da noi stessi.

È importante che diventiamo consapevoli di come, inconsciamente, molte volte ci autosabotiamo, per poter finalmente liberarci dalla schiavitù di pensare costantemente alle diete e cominciare a goderci realmente il cibo per quello che è, senza caricarlo di altri significati.

Il testo propone alcuni strumenti per promuovere l’alimentazione consapevole, come la pratica della Mindfulness e il diario alimentare. Non si tratta solo di mettere in atto delle tecniche, ma di favorire l’accettazione delle nostre emozioni, migliorando il nostro stile di vita anche attraverso l’introduzione di abitudini nuove, come, ad esempio, incrementare l’attività fisica. Per perdere peso fare movimento è fondamentale perché, se ci limitiamo unicamente a restringere l’alimentazione, l’organismo si adatta al nuovo regime calorico rallentando il metabolismo.

In sintesi l’obiettivo del processo è molto di più che dimagrire: è imparare a conoscerci meglio e a prenderci cura di noi stessi, facendo sì che il cibo torni ad essere, piuttosto che una sorta di farmaco anti stress, fonte di piacere e di nutrimento.


di Annalisa Bertuzzi

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